Guido Liguori, Gramsci conteso. Interpretazioni, dibattiti e polemiche 1922-2012 |
Nuova edizione riveduta e ampliata, Roma, Editori Riuniti 2012, 23 €, pp. 472
Nel labirinto chiamato Gramsci
Recensione di Lelio La Porta
«Se
si vuole studiare la nascita di una concezione del mondo che dal suo
fondatore non è mai stata esposta sistematicamente (…) occorre fare
preliminarmente un lavoro filologico minuzioso e condotto con il massimo
scrupolo di esattezza, di onestà scientifica, di lealtà intellettuale,
di assenza di ogni preconcetto ed apriorismo o partito preso. (…) La
ricerca del leit-motiv, del ritmo del pensiero in isviluppo, deve essere
più importante delle singole affermazioni casuali e degli aforismi
staccati.” Sono le parole con cui Gramsci definisce, di fatto, il suo
lavoro carcerario avvertendo chiunque si fosse posto all’opera per
analizzarlo ad usare strumenti metodologici scrupolosi e filologicamente
molto attenti alla frammentarietà di quell’opera. Si tratta dei
Quaderni del carcere, più di duemila pagine a stampa, nell’edizione
critica curata da Valentino Gerratana per Einaudi e pubblicata nel 1975,
che sono il risultato di 29 quaderni di note più quattro di traduzione,
in totale 33.
La
foto di Gramsci in copertina contiene il senso del lavoro di Liguori e
del titolo: una foto fatta in quattro pezzi, quasi a voler dire che
Gramsci è stato tirato da una parte e dall’altra, conteso fra questo e
quello. Il Gramsci comunista o comunista critico, il Gramsci “sdoganato”
dalla presunta tutela partitica con la fine del Pci (a proposito, sta
per nascere un’associazione che ha come suo scopo gettare luce nuova
sulla memoria e sulla storia del Pci), il Gramsci liberaldemocratico, il
Gramsci più studiato all’estero (si pensi ai cultural studies e ai subaltern studies
diffusi in aree di lingua inglese) che conosciuto in patria (Liguori
sostiene che quest’ultimo fatto sia vero soltanto in parte vista la
quantità di studi su Gramsci pubblicati in Italia fra il 1997 e oggi, ma
stende un velo, credo molto pietoso, sulle conoscenze che i giovani
frequentatori delle nostre scuole, soprattutto medie superiori, e delle
nostre Università, hanno del grande sardo), il Gramsci condannato ai
“due carceri”, il Gramsci violento e rivoluzionario contro il pacifico e
riformista Turati e ancora altro.
Con
lavoro certosino, paziente, attento e scrupoloso, direi
metodologicamente gramsciano, Liguori presenta, nel corso dei dodici
capitoli del suo libro, l’intero panorama degli studi su Gramsci fino ad
oggi pubblicati arricchendo il quadro che già aveva proposto con la
prima edizione di questo testo nel 1996, costituita dai primi nove
capitoli di questa nuova edizione, in alcuni casi rimaneggiati o,
comunque, sottoposti a revisione.
Ci
si può indirizzare alla lettura di un autore che è ormai un classico
(nell’accezione stretta del termine, cioè un autore che dice cose valide
per l’oggi) come Gramsci dopo aver scoperto la moltitudine di
pubblicazioni, e non solo, su di lui? Il libro di Liguori ha anche
questa funzione: presentando con lettura analitica la quantità degli
scritti su Gramsci invita a cogliere la qualità, e l’attualità, del
ragionamento gramsciano indirizzando alla lettura diretta dell’opera del
comunista sardo.
(Pubblico, 01-12-2012)
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